Incontro con il prof. Antonio Giordano: Ricerca scientifica, riqualificazione ambientale e comunicazione per lottare meglio contro i tumori

Incontro con il prof. Antonio Giordano ricercatore di fama mondiale

Ad Antonio Giordano nel 2012 è stato assegnato il premio “Grande Ippocrate” dedicato alla ricerca e alla divulgazione scientifica, promosso da UNAMSI e Novartis. Antonio Giordano, allievo del premio Nobel James D. Watson, ha scoperto alcuni fattori chiave nella regolazione del ciclo cellulare, offrendo con questi studi, un contributo essenziale alla comprensione dei meccanismi molecolari alla base dell’insorgenza dei tumori. Si è anche impegnato nella divulgazione scientifica e nella sensibilizzazione dell’opinione pubblica sulla prevenzione del cancro, come la riqualificazione ambientale. “Tenere pulito l’ambiente è oggi una priorità ineludibile… non possiamo più aspettare. Il tempo è già scaduto perché il cancro non aspetta. Il cancro è oggi”. Con queste drammatiche parole il professor Giordano ha voluto richiamare l’attenzione dell’intera comunità internazionale sulla gravità della situazione. La premiazione, tenutasi a Napoli nel novembre scorso, ha consacrato Antonio Giordano ricercatore scientifico dell’anno 2012 ed è stata l’occasione per approfondire e dibattere come i fattori ambientali possano incidere sulla salute e sull’insorgenza di patologie oncologiche. In quella occasione il Prof. Giordano ha tenuto una lezione magistrale sull’importanza della comunicazione e della sensibilizzazione dei cittadini in ambito ambiente e salute.

Abbiamo incontrato molte volte il professor Giordano e sempre ci ha meravigliato per il continuo progredire delle sue ricerche, per la sua cortesia e cordialità, di chiaro stampo partenopeo! Entrando allo Sbarro Institute di Philadelphia si percepisce l’austerity di una delle più importanti ed antiche università degli Usa, ma quando arrivi nel suo studio il sole italiano e la simpatia ti irradiano smitizzando il clima severo dell’istituzione. Se, poi, hai la fortuna di stare un po’ con lui e visitare il suo istituto allora ritorna tutto il timore riverenziale per la preziosità delle ricerche in corso, per quelle di cui già si parla, per il rigore con cui si lavora e la facilità con cui si usano tecnologie di altissimo livello. Si percepisce che il cancro, allo Sbarro Institute se la passa male! E’ la speranza suffragata dall’esperienza e dalla tenacia a creare il clima di fiducia che si respira e la simpatia e la cordialità delle persone che vi lavorano, primo fra tutti Antonio Giordano, rendono semplice ciò che invece è impegnativo ed arduo!

 

ANTONIO GIORDANO

Il Professor Giordano si è laureato in medicina con il massimo dei voti presso l’Università di Napoli nel 1986. In seguito ha intrapreso la sua attività di ricercatore in ambito oncologico presso il Cold Spring Harbor Laboratory, diretto da J.D. Watson. Ha proseguito le sue ricerche presso la Temple University di Philadelphia, poi presso la Thomas Jefferson University, come Professore ordinario di Patologia presso il Dipartimento di Patologia, Anatomia e Biologia Cellulare. Infine è rientrato alla Temple University dove è  attualmente Direttore dello Sbarro Institute for Cancer Research and Molecular Medicine e Co-Direttore del Center for Biotechnology nel College of Science and Technology.

Dal 2004 è Professore ordinario per chiara fama nel settore scientifico-disciplinare di Anatomia Patologica del Dipartimento di Patologia Umana ed Oncologia dell’Università degli Studi di Siena. Dal giugno 2006 promuove la Fondazione Onlus Human Health Foundation di Spoleto (PG) ed è Presidente del comitato scientifico del CROM (Centro Ricerche Oncologiche di Mercogliano (Avellino). Collabora con diversi Atenei Italiani, quali le Università di Roma, Napoli, Palermo, Messina, Sassari.Le sue ricerche si sono incentrate prevalentemente sulla genetica molecolare dei tumori: nel 1993 ha isolato un nuovo gene oncosoppressore, l’RB//p130, che ha funzione di primaria importanza nel ciclo cellulare,  controllando la corretta replicazione del Dna e prevenendo, essenzialmente, l’insorgenza del cancro. Nel 2000 ha studiato su modelli animali come questo oncosoppressore possa essere impiegato come terapia genica nel tumore al polmone: i risultati dimostrano come grazie alla somministrazione di questo gene tramite un retrovirus sia possibile ridurre la crescita del tumore. Successive ricerche riguardano la scoperta di altri “guardiani” del genoma umano, con potenziali applicazioni innovative rispetto ai trattamenti tradizionali. La sua ultima scoperta riguarda un nuovo possibile marker tumorale. Il suo impegno di divulgatore negli ultimi anni si è focalizzato soprattutto sulla battaglia per far conoscere le relazioni tra ‘rischio ambientale’ e genesi delle neoplasie.

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